Può un luogo rappresentare una tela bianca da cui ricominciare? Per gli ideatori del progetto Farm Cultural Park nel piccolo borgo di Favara nell’agrigentino, questa tela è stata la migliore ispirazione per la loro grande opera. 

Nato nel 2010, il Park è una galleria a cielo aperto in cui le opere d’arte sono gli stessi edifici del centro un tempo abbandonati e pericolanti e oggi trasformati in arte contemporanea. 

Favara e le sue 30mila anime si trovano nella provincia di Agrigento ed è anche il paese d’origine di Florinda Saieva. Insieme al marito Andrea Bartoli e le due figlie, trasformano un progetto di vita privata in un’originale reinterpretazione della riqualificazione urbana. 

Il contesto è quello della provincia meridionale, in cui l’abbandono dei luoghi e l’abusivismo sono costanti alle quali gli abitanti del luogo si abituano fino a renderle invisibili. 

Arte a cielo aperto

Il fulcro dell’attività del Farm Cultural Park è l’arte contemporanea. Soggetto ostico per gran parte dei fruitori e spesso tutt’altro che inclusivo, l’arte astratta e di strada è diventata il collante per riqualificare in maniera insospettabile un centro storico vandalizzato dall’abusivismo. 

L’arte per tutti e a cielo aperto non rappresenta certo una novità introdotta da Farm Cultural Park. Esattamente come fanno gli street artist, anche qui è il cielo a fare da limite agli spazi delle opere esposte. Tutto il quartiere del centro storico è stato riqualificato e i palazzi un tempo cadenti ospitano arte all’esterno sulle loro pareti e anche all’interno. 

Dentro molti dei palazzi sono allestite mostre, attrezzate le aree per la convivialità, aperte le porte per lasciare che gli sguardi svolazzino dentro le corti. 

Il Cortile Bentivegna si estende comprendendo a sua volta altri sette cortili, col passare del tempo le installazioni e l’area occupata crescono. Cresce anche la notorietà e i riconoscimenti da parte delle istituzioni di riferimento in ambito artistico e architettonico. 

Sono passati appena due anni dalla fondazione e Farm Cultural Park è ospite della 13esima Biennale di Architettura a Venezia. Da allora la notorietà del progetto cresce fino a comprendere nuove forme espressive e creative. 

La scuola di architettura che insegna il bello ai bambini

Malgrado il progetto non sia ancora maggiorenne è già riuscito a espandersi e ispirare anche altre realtà italiane. 

Lo ha fatto realizzando una scuola di architettura pensata per i bambini, progetto che è stato replicato anche in altri paesi e città in Italia. La scuola si chiama SOU e si ispira al lavoro dell’architetto giapponese Sōsuke “Sou” Fujimoto, l’obiettivo principale è l’educazione al bello, per sensibilizzare sin da piccoli i cittadini perché sappiano riconoscere il valore dello spazio che li circonda. 

Libertà di pensiero e culto del bello sono le chiavi per proporre ai cittadini una visione indipendente del mondo. Educare alla bellezza sin da piccoli è la chiave per sensibilizzare contro il degrado dei luoghi, spesso primo tassello che porta al degrado personale e soggettivo di chi quei luoghi li vive ogni giorno. 

Oggi sono oltre una decina le sedi del progetto, comprese quelle a domicilio. Qui invece che una struttura che ospita la scuola, è lo stesso professionista che ha abbracciato l’idea a prestare la propria competenza al servizio dei bambini che vogliono apprendere.  

La celebrazione di 12 anni di presenza attiva

La nascita del centro prende ispirazione da contesti diversi eppure perfettamente simbiotici: da Marrakech a Parigi, col suo Palais de Tokyo, fino al londinese Camden Town. Col passare del tempo non è stata tradita l’ispirazione iniziale e il fulcro dell’attività rimane il brulicare di iniziative e il coinvolgimento di personalità di rilievo.  

I dodici anni di attività sono stati celebrati lo scorso giugno, ma già a gennaio c’è stata l’inaugurazione della seconda sede del Farm Cultural Park. 

Il progetto, se possibile ancora più ambizioso, è The Embassy of Farm con sede a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta. Qui è stato riadattato un edificio storico della famiglia Bartoli, già residenza reale nel Seicento. Non a caso, Mazzarino è uno tra i più interessanti testimoni del Barocco Siciliano. 

La collaborazione pubblico/privato promette di portare a queste località in grave stato di abbandono, nuovo sviluppo economico e sociale, grazie al motore culturale di queste iniziative. 

Del resto, l’esperienza di Favara ha rappresentato una svolta interessante e un caso da studiare con attenzione. Il paese destinato all’oblio è oggi un polo di attrazione turistica, altrimenti oscurato dal ben più noto parco archeologico della Valle dei Templi. 

Oggi, le sette corti, più le varie espansioni che si sono aggiunte nel tempo, ospita varie strutture ricettive, compresi un hotel di lusso, il Belmonte Farm Hotel che si trova nei pressi del Park.